venerdì 17 ottobre 2008

Al presente non si comanda


Al presente non si comanda

Tu mi piaci, io ti piaccio, forse mi ami, forse ti amo. Vado a comprarti un anello così ci fidanziamo. Ci sentiamo meravigliosamente innamorati. Passano un paio d’anni, ti porto un anello più costoso e ci sposiamo. Facciamo subito un figlio, bello, intelligente e, perché no, già ricco.
Il figlio ci riempie di soddisfazioni: è il primo della classe, suona due strumenti ed è un campione a calcio. A che serve un figlio se non a questo? Mica possiamo vergognarcene. Allora meglio due, così facciamo scopa, oltre che a scopare.
Questa volta è una femmina, perché la coppia mista ci vuole. Formiamo un’ incantevole famiglia felice. Anche lei è bella, intelligente, un po’ meno ricca, ma io lavoro sodo per non far mancare nulla a nessuno. Anche lei da tante soddisfazioni.
Compriamo un cane, quello della pubblicità che insegue i rotoli di carta igienica, è simpatico e poi ce l’hanno tutti.
I figli crescono, si sposano, fanno figli a loro volta e noi diventiamo nonni, oltre che vecchi. Ci divertiamo ad andare ai giardinetti con loro. Giochiamo ai bravi nonni e così non veniamo sbattuti all’ospizio.
C’è tanta considerazione e a noi ci piace. Poi uno dei due muore, forse io, forse tu, magari assieme. Se muori prima tu, io non mi consolo e deperisco ogni giorno di più, fino a raggiungerti in breve nella fossa.
Se muoio prima io, tu deperisci lentamente fino a raggiungermi nella tomba di famiglia. Chi prima, chi dopo che importa, finiamo insieme comunque. Se però ci spegniamo all’unisono è meglio.
Veniamo seppelliti, meglio cremati. Lasciamo tutti i risparmi di una vita, ai figli. Si spendono tutto fino all’ultimo centesimo e poi ricominciano da capo, loro.
Noi non abbiamo più problemi, abbiamo tutta l’eternità davanti, se esiste, altrimenti finisce tutto così e buonanotte.

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