venerdì 21 marzo 2008

Un amore piccolo ma grande

Un vestitino verde a pois, sandali bianchi, il viso sempre imbronciato... così mi ricordo la bambina dagli occhi verdi e i capelli biondi spettinati, della quale mi innamorai a dieci anni. Lei ferma in mezzo alla piazza, i genitori a pochi metri. Chissà perché era sempre arrabbiata? Un tardo pomeriggio d'agosto eravamo assieme sopra un ponticello, che attraversava un torrente in secca. Seduti per terra, lei si stava divertendo a provocare, approfittando della mia debolezza. Mi tirava sassetti, allungandosi col collo per catturarmi una smorfia. Io guardavo per terra, facendo piccoli cerchi con un bastone. Si alzò di scatto, la seguii con lo sguardo, era altera e bella come una principessa. Si appoggiò con i gomiti al muretto, guardò giù e mi disse, "per un mio bacio salteresti giù dal ponte?". Deglutii l'eccesso di saliva e mi alzai anch'io. La fissai negli occhi, pregandoli di svelarmi la burla, ma non stava giocando, avevano l'aria di sfida. "Solo un salto". Guardai giù, saranno stati almeno quattro o cinque metri! Tutto il mio piccolo e insicuro mondo interiore era in subbuglio, come potevo deluderla, o mostrare a me stesso di essere un codardo? E poi un bacio…quante notti avevo passato a sognarlo ad occhi aperti! Salii sul muretto, mi guardò impaurita, troppo tardi. Quando ripresi i sensi avevo una caviglia fasciata e ancora un dolore atroce. Un capannello di gente non mi lasciava respirare. Con un braccio scansai una vecchia signora che mi sovrastava, la vidi…lei ferma in mezzo alla piazza, i genitori a pochi metri. Chissà perché era arrabbiata?

mercoledì 19 marzo 2008

Dal web...scusate non ricordo!

Tutti i problemi fra genitori e figli nascono dal fatto che per l'educazione ricevuta o per egoismo nessuno accetta il proprio ruolo e pretende ciò che in realtà non gli è dovuto, si mischiano cioè diritti e doveri senza avere la chiave per capirli e separarli secondo giustizia. Questa chiave è il concetto di distacco che sarà fondamentale nel terzo millennio: una coppia ha un figlio, lo educa, il figlio accetta la coppia come genitori, poi, a una certa età, incomincia a fare la propria vita, finché si distacca da loro. Detto così sembra che non ci sia nulla di nuovo. Il problema è che le famiglie (genitori e figli) non riescono a comprendere che tutti i loro rapporti, i loro conflitti e anche il loro amore sono in funzione del distacco. Nel secondo millennio il concetto di distacco era assente o era addirittura negato: si pensi a quanti genitori hanno preteso che i figli vivessero con loro anche dopo che si erano sposati. Il risultato erano incomprensioni a non finire.
Il distacco è il momento in cui un figlio decide di fare la propria vita, di camminare con le proprie gambe, senza l'aiuto dei genitori. È un momento netto, proprio come per il bimbo che impara a camminare: finché si va ancora a carponi non c'è distacco.
Grazie al concetto di distacco i rapporti fra genitori e figli diventano chiari: esistono due fasi, prima e dopo il distacco.
Prima del distacco i genitori decidono della vita dei figli - Se un figlio maggiorenne vuole continuare a studiare servendosi dell'appoggio dei genitori non può nemmeno pretendere di vivere la sua vita. Questa pretesa non è che una forma dello sfruttamento dell'amore dei genitori (pensiamo al figlio ultratrentenne che studia ancora!). Se un ragazzo vuol fare la propria vita si cerchi un lavoro e si distacchi dai genitori; fra le altre cose imparerà sicuramente a crescere e a conoscere la vita, cosa che non potrà certo fare se l'unica preoccupazione della sua giornata è chiedere i soldi per acquistare la macchina, per andare in vacanza o per uscire il sabato sera con gli amici. Un figlio che non ha il coraggio di distaccarsi non può pretendere di insegnare ai genitori come educarlo. Se i genitori sbagliano se ne vada, se non sbagliano accetti la loro educazione, anche se non collima con i suoi desideri.
Dopo il distacco i genitori non hanno più voce in capitolo sulla vita dei loro figli - È chiaro che l'amore resta immutato, ma deve trasformarsi ed elargire utili consigli, non più ordini. Il caso più classico è quello dei genitori (spesso la madre) che continuano a interferire nella vita dei figli dopo che questi hanno deciso di staccarsi, spesso con la motivazione: "Lo faccio per il tuo bene". Dopo il distacco il genitore deve capire che il figlio ha ottenuto la sua piena libertà (è quindi anche libero di suicidarsi!), non è più un essere che deve essere guidato fra i meandri della vita. Se sbaglia è una sua libera scelta, comunque derivata dall'educazione ricevuta. Anziché continuare a ordinare, il genitore dovrebbe chiedersi dove ha sbagliato nell'educazione. Praticamente questa intrusione la si trova ogniqualvolta i genitori interferiscono nella formazione della nuova famiglia dei loro figli. Il caso della suocera è classico. Nel terzo millennio non ha più senso che la nuova coppia viva con i genitori di lui o di lei: la pratica dimostra che ci sono sempre problemi. Chi accetta l'interferenza dei genitori suoi o del compagno/a ha già messo la prima pietra della propria infelicità. La cosa più comune è che si cerca di risolvere il problema con continui compromessi, quando la soluzione è banale: ognuno per conto suo!